Ti racconto un quartiere: Marassi (Marasci), Municipio III

Il quartiere di Marassi (in genovese Marasci) costituisce insieme al quartiere di San Fruttuoso il Municipio III dei IX che compongono il Comune di Genova, denominato Bassa Val Bisagno. E’ uno dei quartieri più popolosi e densamente abitati della città con i suoi circa 46000 abitanti chiamati appunto marassini. Geograficamente è compreso tra quelli di Staglieno (12) e Molassana (13) a Nord, San Martino (17) e San Fruttuoso (19) a Sud, Castelletto (zona 11) ad Ovest e Valle Sturla ad Est (15).

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Suddivisione dei singoli quartieri sul territorio genovese. Marassi è il numero 18
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Mappa della distribuzione dei municipi di Genova (fonte Wikipedia)

L’etimologia del termine Marassi si compone di due termini: mar (di origine greca, significante palude) e asc (termine ricorrente nei toponimi liguri/genovesi significante “corso d’acqua”,fiume). Marassi quindi starebbe a significare palude attraversata da corsi d’acqua e geograficamente si collocherebbe alla foce del fiume Bisagno, chiamato in epoca romana Feritor . A memoria della vecchia etimologia del fiume rimane un ponte che lo attraversa, chiamato appunto “Ponte Feritore”.

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Vista del fiume Bisagno all’altezza di Staglieno

Va precisato che anticamente i quartieri di San Fruttuoso e la zona della Foce non esistevano, le zone erano delle immense paludi salmastre occupate interamente dal fiume Bisagno che sfociava direttamente in mare, così come il rio Fereggiano. Salta subito all’occhio quanto spazio progressivamente sia stato sottratto ai corsi d’acqua tra edificazioni e coperture dei fiumi per costruire strade.

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Immagine che mostra come l’intervento incontrollato di cementificazione abbia trasformato veri e propri fiumi in strade

Il fiume Bisagno aveva fino ancora a circa cento anni fa una portata decisamente più ampia della attuale, si veda l’immagine seguente per capire quanto l’intervento scellerato dell’uomo e la cementificazione incontrollata abbiano progressivamente ridotto un vero e proprio fiume a torrente in alcuni punti.

Antica mappa in cui si nota la portata del fiume. Il quartiere era molto meno popolato e in basso a destra dove attualmente si trova il quartiere di San Fruttuoso è ben visibile la palude.
Antica mappa in cui si nota la portata del fiume. Il quartiere era molto meno popolato e in basso a destra dove attualmente si trova il quartiere di San Fruttuoso è ben visibile la palude.

E nell’altra immagine seguente emerge un ulteriore dato, a mio avviso spaventoso. Il raffronto tra la vecchia portata del fiume Bisagno evidenziata in rosso e quella attuale evidenziata in blu.

Raffronto tra vecchia portata (rosso) e attuale (blu) del fiume Bisagno.
Raffronto tra vecchia portata (rosso) e attuale (blu) del fiume Bisagno.

Il raffronto diventa ancora più spaventoso e lascia decisamente senza parole se ci avvaliamo della tecnologia 3d. Come potete vedere nel vecchio letto del fiume Bisagno sono spuntati: palazzi, case, strade (alcune vere e proprie arterie!), piazze, posteggi, stazioni, chiese e, udite udite… UNO STADIO ed UN CARCERE!!!
Io mi chiedo se viviamo in un pianeta in cui ancora vige il buonsenso oppure siamo dominati dalla pura ed esacerbata follia. Per me, che vivo proprio nel cuore di questo immenso quartiere, questa immagine è fonte di grosse paure e ansie ma anche di domande ed interrogativi cui, purtroppo, non so dare risposta.

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Io non sono un esperto meteo né un ingegnere civile e neppure un geologo ma chiunque è in grado di rendersi conto che se due quartieri e mezzo sono letteralmente stati ricavati nel vecchio alveo del fiume, alla prima pioggia un po’ più intensa è chiaro che la natura si riprende semplicemente lo spazio sottrattole.

… e poi succede questo:

A proposito di alluvione racconto un piccolo aneddoto in quanto l’ho vissuta in prima persona ed è solo per miracolo che in questo momento lo posso scrivere in questo blog.
Quel maledetto 4/11/2011 mi trovavo in piena zona rossa in termini di intensità della pioggia. Il mio posto di lavoro dell’epoca si trovava proprio sul lungo Bisagno. Per ragioni di sicurezza lasciai il luogo di lavoro in quanto alle spalle del capannone a non più di dieci metri c’è la montagna da cui stavano volando tronchi e spruzzi di fango della larghezza di oltre un metro. Coincideva con l’ora in cui poco più distante il rio Fereggiano stava esondando.

Mi incamminai a piedi in quanto le macchine non riuscivano già più ad andare perché il livello dell’acqua era tale da far perdere aderenza alle ruote e sollevarle, trasportandole come barchette. Potevo vedere oltre il muro il fiume a non più di un metro dall’esondare. Le strade erano già veri e propri fiumi in piena, io stesso camminavo con l’acqua abbondantemente sopra il ginocchio. Acqua che in realtà era fango melmoso e pesante e che ti si attacca addosso come il cemento. In quel momento ovviamente io non sapevo che il rio Fereggiano fosse già esondato e che il mio quartiere si trovasse in questo stato:

Il mio pensiero ricorrente in quei momenti era quello di arrivare il prima possibile a casa da mio figlio, dalla mia compagna…dai miei cari. Man mano che procedevo il livello dell’acqua fangosa si alzava in maniera spaventosa (considerando che in mezz’ora avevo coperto non più di 500 metri e il mio peso supera abbondantemente gli ottanta chili, che con i vestiti invernali e zuppi aveva tranquillamente oltrepassato i cento…non so se vi sia mai capitato di camminare con il fango sopra la vita e la corrente alle spalle che spinge, vi assicuro che è la cosa più difficile che abbia mai fatto in vita mia!!).
D’un tratto mi accorsi che procedere non era davvero più possibile. Ero proprio nei pressi di un ponte che attraversa il Bisagno, che nel frattempo era quasi a pelo del muro di contenimento. Pensai allora di provare a cercare di raggiungere il ponte per andare dall’altra sponda dove l’acqua era leggermente più bassa. Come mi voltai sentii una botta fortissima datami dalla corrente di fango che con una forza tremenda spingeva in direzione contraria a quella in cui avevo provato a camminare io. Accadde che anche io persi aderenza e iniziai a vagare per la strada/fiume come i tronchi e le auto. Passai davvero vicino al muro di contenimento correndo il rischio di essere risucchiato dalla piena del Bisagno…se fosse accaduto molto probabilmente non sarei qui a scrivere!
Dopo non so quanto tempo e spazio percorso vagando nel fiume di fango riuscii ad afferrare un palo e fermare la folle corsa. Gli unici mezzi che a passo d’uomo riuscivano ancora a muoversi erano i tir in funzione della loro maggiore altezza e ovviamente del maggior peso. Il mio santo protettore forse decise che quello non era il mio momento giusto e fece transitare di lì un tir. L’autista vedendomi si fermò e riuscì a farmi salire dal lato passeggero salvandomi così la vita.

Ma torniamo al quartiere!!

Il quartiere di Marassi è noto ai più per la presenza (ahimè!!) dello stadio Luigi Ferraris che tanti erroneamente chiamano appunto “Il Marassi”, ignorando che Marassi sia il nome del quartiere e non dello stadio. Dico ahimè perché oltre a non interessarmi di calcio, la presenza dello stadio nel quartiere causa pesanti problemi di traffico e viabilità durante le manifestazioni sportive. Attorno mancano strutture di parcheggio adeguate e la vicinanza con il centro città non permette ai tifosi di raggiungere lo stadio senza intasare le vie del quartiere. (parlo da residente proprio in faccia allo stadio!!)
Il luogo dal maggior interesse storico artistico della zona è senza dubbio il Cimitero Monumentale di Staglieno, tra i più grandi e importanti Cimiteri Monumentali d’Europa.

CimiteroStaglieno foto © Comune di Genova

A Staglieno sono sepolti personaggi del calibro di Gilberto Govi, Fernanda Pivano, Giuseppe Mazzini, Piero Villaggio e ovviamente LUI:

Tomba della famiglia De Andrè
Tomba della famiglia De Andrè

Altri luoghi degni di interesse sono:

La chiesa di Santa Margherita di Marassi che al suo interno ospita dipinti dei pittori tra i più importanti della scuola genovese a cavallo tra fine ‘500 e prima metà ‘600: Giovanni Battista Carlone, Domenico Fiasella e Bernardo Castello.

Il forte e la torre Quezzi situati sulle alture di Marassi che anticamente erano zone di controllo dei passi strategici di accesso alla città.

Villa Piantelli che oggi giace compressa tra lo stadio Ferraris e il carcere situato subito dopo lo stadio. In passato la villa dalle fattezze cinquecentesche sorgeva al centro di un grosso parco che arrivava a lambire gli argini del Bisagno, parco che è andato distrutto, sacrificato in nome del riassetto urbanistico tra fine ‘800 e inizio ‘900. All’interno della villa (che attualmente è miseramente ridotta a circolo ricreativo) sono presenti affreschi dell’importantissimo pittore genovese Bernardo Castello raffiguranti episodi del ciclo dell’Eneide.

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Affresco di un soffitto di Villa Piantelli di Bernardo Castello

Con questo è tutto, alla prossima e al prossimo quartiere genovese.

3 pensieri su “Ti racconto un quartiere: Marassi (Marasci), Municipio III

    1. Grazie mille per il commento. Quell’episodio mi ha segnato, ogni tanto ci penso e per fortuna poterlo raccontare è la più grande fortuna che potesse capitarmi.
      Ancora adesso capita di sognare quel fango, quell’odore terribile, quella polvere sottile che solleva una volta seccato… Un vero incubo.

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